All'interno del quartiere fieristico di Bologna, si prapara la quinta edizione di Slow Wine Fair (22-24 febbraio), ancora in concomitanza con Sana. Al centro della scena, l'impatto positivo che il vino può avere su territori e comunità, come motore di sviluppo e inclusione sociale. Organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food e il patrocinio del ministero dell’Agricoltura, del Comune di Bologna, della Camera di Commercio industria artigianato e agricoltura di Bologna, e di Confcommercio Ascom Bologna l'evento attende oltre 15mila visitatori.
Il "vino giusto" protagonista a Slow Wine Fair 2026.
In attesa del via ufficiale, a Milano sono stati anticipati i primi partecipanti (già 500 gli espositori a refereto, con l'obiettivo di arrivare a mille) e i temi della kermesse. Dopo aver indagato la salute del suolo, il packaging e la logistica come elementi chiave della sostenibilità, l’edizione 2026 amplia ulteriormente lo sguardo, mettendo al centro non solo la qualità organolettica e ambientale del vino, ma anche il suo impatto sulle persone e sulle comunità. Un vino davvero buono e pulito, secondo la visione di Slow Food, deve essere anche giusto: prodotto senza sfruttare lavoratori e territori, capace di generare valore condiviso, lavoro dignitoso, inclusione e nuove opportunità. Tematiche che diventano terreno di dialogo tra produttori, esperti, ricercatori, consorzi, istituzioni, buyer e professionisti dell’Horeca. "Con l’edizione 2026 della Slow Wine Fair vogliamo affermare con chiarezza che la qualità del vino non può essere separata dalla qualità del lavoro - ha affermato Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia - Oggi, in un sistema economico che premia la competizione al ribasso, non è accettabile che proprio l’agricoltura e la ristorazione, settori simbolo della nostra identità culturale, siano tra i più esposti allo sfruttamento lavorativo e al caporalato. Per questo chiediamo a chi beve vino di compiere una scelta politica e culturale, non solo gastronomica. Perché giustizia sociale e ambientale non sono un elemento accessorio del vino: sono la sua sostanza".
Slow Wine Fair e Sana Food, sguardo sull'agroalimentare.
Per Slow Wine Fair si tratta della seconda edizione in concomitanza con Sana. Dettaglio che conferma l'evoluzione della fiera stessa: "Per prima cosa la qualità altissima delle cantine coinvolte, selezionate sia dal punto di vista dei vini sia per le pratiche agricole ed enologiche impiegate. Altrettanto distintiva è la percentuale di realtà certificate biologiche, biodinamiche o in conversione, che oltrepassa il 60% - ha sottolineato Giancarlo Gariglio, coordinatore di Slow Wine Coalition - Ma la Slow Wine Fair non è solo vino. Anche per le altre filiere il nostro impegno è volto all’eccellenza, come per la selezione di amari, per i roaster che portano alla Slow Wine Fair alcuni dei migliori caffè italiani e non solo, per l'offerta sia dei sidri sia degli spirits, in crescita anche quest’anno". In questo senso, "Slow Wine Fair e Sana Food rappresentano appuntamenti chiave dedicati al canale Horeca e alla qualità dei consumi fuoricasa, ambiti nei quali vogliamo generare contenuti, connessioni e nuove opportunità di business. La sinergia con Slow Food rafforza questo percorso per la costruzione di un ecosistema che promuove competenze, responsabilità e una cultura del cibo e del vino capace di creare valore per l’intera filiera", ha aggiunto Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere.
I numeri attesi a Slow Wine Fair.
L'obiettivo di Slow Wine Fair 2026 è quello di replicare i numeri dell'edizione precedente. Aperta al pubblico nella giornata di domenica e con accesso riservato agli operatori lunedì e martedì, ha registrato 15.000 ingressi, con una crescita di oltre il 20%. Nel parterre, cantine espositrici provenienti da tutte le regioni italiane e da 32 Paesi. Più di 750 le cantine certificate biologiche, biodinamiche o in conversione. I visitatori hanno potuto degustare 6.000 etichette, partecipare a 17 masterclass, seguire 21 conferenze, incontri e presentazioni in fiera e prendere parte a 58 degustazioni tra Mixology Lab, nell’area della Fiera dell’Amaro d’Italia, e negli spazi istituzionali. Sul fronte B2B, oltre 2.000 appuntamenti professionali hanno messo in contatto cantine e produttori di food specialties, con 300 buyer internazionali selezionati grazie alla collaborazione con ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione dell'autentico Made in Italy.