Nel post-pandemia, fra inflazione e cambiamento dei consumi, Scenari Immobiliari ha fatto il punto sullo stato di salute del real estate commerciale italiano. Durante il convegno Livining in a two-speed world - Negozi di città e centri commerciali del nuovo decennio (di cui Ristorazione Moderna è stata media partner), la società di analisi e consulenza ha fotografato il 2022 del settore immobiliare e tracciato alcune linee di sviluppo per gli anni a seguire. Perché se da un lato nell'ultimo anno gli investimenti nella Penisola hanno quasi raggiunto un miliardo di euro di valore (con un importante gap rispetto al mercato europeo e una riduzione del 26% rispetto al 2021 e del 50% rispetto al 2019), dall'altro è vero che le grandi superfici e l'high street sono tornate ad animarsi grazie, soprattutto, alla ristorazione.
Come riportato dal report diffuso dall'istituto di ricerca, intitolato Il mercato immobiliare commerciale in Europa e in Italia, lo stato di incertezza che ha caratterizzato il nostro Paese ha influenzato direttamente e indirettamente il settore retail, soprattutto quegli asset immobiliari (come i retail park) situati al di fuori dei principali centri urbani. Nell'anno appena trascorso, infatti, secondo i dati di Scenari Immobiliari il volume degli investimenti nel real estate commerciale è stato pari a 980 milioni di euro (di cui 550 milioni nel primo semestre). Un risultato che, nel suo complesso, conferma l'andamento negativo iniziato a partire dal 2017 (quando la cifra era dei 2,4 miliardi di euro) ma, d'altra parte, apre alla possibilità di un rimbalzo positivo nel momento in cui si riuscissero a intercettare i trend più appetibili per gli investitori (sostenibilità ambientale, rinnovamento del mix merceologico, integrazione con il digitale, ecc). A livello regionale, è la Lombardia a incamerare i maggiori fondi, circa il 25% per un totale di 270 milioni di euro. Al secondo posto, il Veneto (15% degli investimenti totali pari a 134 milioni di euro) seguito dall'Emilia-Romagna (10% del totale pari a 84 milioni di euro).
In termini di fatturato, il 2022 del mercato italiano degli immobili a uso commerciale ha toccato quota 6,5 miliardi di euro grazie alle attività di vendita e locazione di spazi retail. Un dato in riduzione del 3,7% rispetto alla quota raggiunta nel 2021. Il motivo, secondo Scenari Immobiliari, è da ritrovarsi nel rallentamento delle dinamiche di compravendita che hanno contrassegnato il secondo semestre dello scorso anno e un approccio di natura più opportunistica. Lo dimostra il focus sulle high street (dove ha cominciato a farsi sentire il ritorno dei flussi turistici internazionali) e i centri commerciali secondari (che hanno goduto della generale stabilizzazione dei valori unitari e dei canoni di locazione, rispettivamente scesi del -1,8% e del -2,5%).
Diversamente, il mercato immobiliare europeo resta altamente attrattivo per gli investitori e nel 2022 ha visto ripartire il suo percorso di crescita (nonostante l'aumento generalizzato dell'inflazione e l'incremento dei costi energetici) arrivando a toccare quota 40 miliardi di euro (+20% sul 2021). Francia, Germania e Regno Unito continuano a rappresentare i mercati più attrattivi per i capitali destinati agli immobili commerciali, con investimenti che nel 2022 hanno raggiunto rispettivamente 6, 8,25 e 8,1 miliardi di euro. Al di là degli investimenti, anche le quotazioni sembrano avere finalmente invertito l’andamento negativo fatto registrare nel corso del biennio 2020-2021. I valori di vendita e i canoni di locazione registrati dal report di Scenari Immobiliari hanno mostrato, nei principali Paesi dell’Unione, un incremento medio prossimo all’1% che, si prevede, possa essere seguito da un ulteriore rialzo, superiore al 4%, durante l’anno in corso. Tale crescita è riconducibile, in prevalenza, al recupero dei livelli pre-pandemici da parte dei passaggi all’interno degli shopping center, del rapido riavvicinamento, nonché in alcuni casi del superamento, del numero di arrivi turistici registrati nel corso del 2019 nelle principali città del continente nonché del processo di riequilibrio tra acquisti online e acquisti presso i punti vendita fisici.
"I consumatori, in Italia, in Europa, nel mondo - ha commentato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari che ha moderato il convegno - sono tornati nei negozi e, nello stesso tempo, le loro abitudini di acquisto online sono diventate continuative e definite. I luoghi del commercio, i negozi, le grandi superfici, stanno cambiando forma e rapporto con lo spazio pubblico. Gli investimenti immobiliari nel settore sono in crescita e, nello stesso tempo, gli investitori istituzionali sono diventati maggiormente speculativi. Una bipartizione di possibilità, interessi, costumi, sicuramente semplificativa della realtà ma molto descrittiva dell’attuale società. Una identificazione, anche generazionale, di mercato, di posizionamento, di possibilità, che porta a vivere in un mondo a due velocità, come spesso accade in periodi d’insicurezza. I servizi entrano prepotentemente nelle strade di vicinato e negli shopping mall sotto forma di oggetti immobiliari dedicati alla cura, all’intrattenimento, allo sport e alla cultura. I negozi, nella loro accezione tradizionale e alternativa sono inseriti di diritto nei processi di rigenerazione urbana che coinvolgono i luoghi della vita e del tempo libero, adatti a ogni tipo di domanda, sia attraverso interventi sul confine tra esterno e interno nel tessuto denso delle città, sia attraverso percorsi di riattivazione delle attività economiche negli ambiti rarefatti delle periferie, sia nella parziale o totale rimodulazione concettuale delle grandi superfici di vendita".
A testimoniare queste dinamiche sono stati alcuni protagonisti che si sono alternati sul palco dell'evento organizzato da Scenari Immobiliari, di cui proponiamo un estratto dell'intervento: