La diffusione della cucina veggie e del Veganuary emergono dalle preferenze degli utenti TheFork: il 50% ha ridotto il consumo di prodotti di origine animale. Nella rilevazione effettuata dalla piattaforma di prenotazione, infatti, sebbene nel corso dell'ultimo anno solo il 20% degli iscritti dichiari di adottare uno stile alimentare quotidiano complementare o prevalentemente vegano, il trend è chiaro e dà un forte segnale ai ristoratori alle prese con la revisione dei menu.
Come dimostra anche l'adesione, per il terzo anno consecutivo, della piattaforma all'iniziativa alimentare, le abitudini dei consumatori stanno evolvendo. E il food retail deve tenere il passo. "Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti, ma in Italia siamo ancora indietro. Se trovare un primo vegetale è facile, sono rari i secondi piatti proteici a base di legumi. Ampliare la propria offerta e introdurre un menù completo di opzioni vegetali è una grande opportunità perché apre a una nuova fetta di clientela”, ha spiegato Claudio Pomo di Essere Animali, associazione promotricee del Veganuary.
In tal senso, la figura del cuoco diventa protagonista: "Ricoprendo un ruolo importante che va preso con grande senso di responsabilità, per educare le persone ad un’alimentazione più sana e variegata, in cui valorizzare al meglio gli ingredienti vegetali, legumi, ortaggi e cereali integrali, e con la possibilità di far scoprire nuovi ingredienti e nuove ricette”, ha spiegato Franco Aliberti, chef che ha sposato la causa della sostenibilità diventando un vero e proprio influencer in questo ambito. "Gli chef possono fare in modo che la cucina vegetale non venga percepita come triste e insipida, anche scegliendo opportunamente i nomi dei piatti vegani: è provato che dare nomi attraenti ai piatti e metterli in bella vista nei menù è uno dei modi più efficaci perché le persone li provino", ha aggiunto Pomo.