Novità per la tutela dei rider in Europa: secondo la Platform work directive, varata dall'Ue, non potranno essere licenziati automaticamente dagli algoritmi. La decisione rientra in un pacchetto di norme proposte dalla Commissione e recepite dal Parlamento europeo il 13 dicembre nell'ambito di una più ampia riforma della gig economy (circa 28 milioni di cittadini europei coinvolti in diverse forme). Prima di entrare in vigore, però, le nuove regole dovranno essere formalmente adottate dai paesi membri.
Fra le questioni in ballo, oltre allo stop ai licenziamenti automatici tramite algoritmo (dovrà esserci la supervisione di un umano così da garantire il diritto di contestare una decisione automatizzata), c'è anche il diritto dei rider a conoscere i criteri con cui vengono monitorate le performance e l'impossibilità delle piattaforme di tracciare i dati del rider quando non è loggato all'app. Insomma, una richiesta di diritti digitali più forti rispetto ai lavoratori dei settori tradizionali. Una necessità sempre più impellente visto che l'Ue prevede che entro il 2025 più di 40 milioni di cittadini europei lavoreranno per le piattaforme digitali, svolgendo mansioni che vanno dalla consegna di cibo alla guida di taxi, passando per il babysitteraggio, l'assistenza agli anziani o l'inserimento di dati.
La direttiva stabilisce che da un punto di vista legale i lavoratori delle piattaforme devono essere considerati dipendenti nel caso in cui vengono soddisfatti almeno due dei seguenti cinque criteri:
la piattaforma assegna loro i compiti da svolgere,
Una misura che punta a garantire maggiore trasparenza e chiarezza legale al fine di ridurre i rinvii alle sedi giudiziarie per derimere le questioni legate all'inquadramento. Va da sé che, se dipendenti, i rider potranno godere di paga minima (dove applicabile), orari di lavoro, contrattazione collettiva, assicurazione sanitaria, indennità, malattia e Tfr. Per gli altri, potrà continuare l'attività di autoimpiego. Una chiara differenziazione permetterebbe di fare luce sull'attuale qualità della forza lavoro del settore. Ad oggi, per il 90% quella delle piattaforme digitali è classificata come autonomo. La maggior parte effettivamente lo è. Ma sui 28 milioni di persone coinvolte, 5,5 milioni possono essere registrate in modo sbagliato.
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