L'estate balneare lo ha reso plasticamente esplicito, l'analisi dell'Ufficio studi di Confcommercio lo conferma: i consumi delle famiglie sono il tasto dolente. Nella nota di aggiornamento datata 27 agosto, si traccia un quadro poco rassicurante dal punto di vista economico con molti consumatori che vorrebbero, possono ma comunque non spendono. Un atteggiamento dettato sia dai fattori reali (per quanto più un chiaroscuro che in negativo) sia da dinamiche psicologiche che si avvicinano alla massima cautela. Tutto ciò dovrebbe portare a una stringata crescita dei consumi intorno all'1% a fine anno.
Rielaborando le informazioni diffuse dall'Istat, l'associazione di categoria ha sottolineato le difficoltà perduranti che si riscontrano nel profilo della spesa reale pro capite. In generale, se la spesa per consumi ha sì ben recuperato i livelli pre-pandemici è però ancora al di sotto dei livelli di massimo del 2007 (-220 euro reali nell’ottica del territorio, -355 euro reali nell’ottica della spesa dei residenti). A fine 2025, quindi, l'attesa è quella di raggiungere i 22.114 euro di consumi pro-capite sul territorio. Mentre il superamente sul 2007 (22.334 euro) dovrebbe arrivare nel 2026. Ma come si spende questa cifra? La composizione dei consumi cambia secondo trend consolidati. Più tecnologia e comunicazioni, più servizi legati alla fruizione del tempo libero (o liberato da obblighi vari e costrizioni). E questo si verifica anche in un contesto di crescita modesta. Per quanto riguarda i pasti in casa e fuoricasa, se nel 2007 la spesa pro-capite era di 5.522 euro, nel 2025 si è abbassata a 5.097 euro. Di questi, 1.702 sono stati spesi nei pubblici esercizi (rispetto ai 1.696 del 2007) mentre 3.395 nell'alimentare tradizionale (contro i 3.831 del 2007). Su questo tema, però, come sottolinea Confommercio, "la lettura è più complessa. La Contabilità nazionale dice con chiarezza che il lungo termine sposta risorse su queste voci di spesa legate anche al turismo, ma che nel complesso in termini reali non si sono recuperati i livelli pre-pandemici. Da questi consumi, anche correlati all’incoming passa una potenziale importante spinta alla crescita del Pil italiano nel prossimo biennio".
nsomma, se le tensioni globali restano sullo sfondo e i dati positivi dell'economia italiana rimangono timidi, guardando avanti è chiaro che ristorazione, viaggi e accoglienza alberghiera potranno diventare i maggiori attrattori di spesa. Detto diversamente: alle proposte Horeca difficilmente gli italiani rinunciano. Considerazioni che hanno portato Confcommercio a stilare una valutazione sulle quote di spesa a prezzi correnti la cui importanza è data, al di là degli aspetti di costume sui cambiamenti della composizione sugli atteggiamenti di acquisto e consumo, dal fatto che indica il peso effettivo delle diverse voci sul budget di spesa corrente che mediamente una famiglia deve, può e vuole sostenere durante un anno. Nello specifico, infatti, emerge che per i pasti in casa e fuoricasa le famiglie italiane spendono il 23% del loro budget nel 2025 (di cui il 7,7% nei pubblici esercizi); la seconda voce di spesa dopo la cura della casa (bollette comprese).
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