Negozi e bar: non ci sono più confini ! E nascono format ibridi (come Trivè) che rilanciano un canale in via d'estinzione, come dimostrano i dati di chiusure. Secondo i dati di Confcommercio e Fipe, sono 21mila bar e 100mila negozi persi in 10 anni. La crisi del modello tradizionale, dal negozio di prossimità al bar “classico”, insieme al calo delle visite registrato nel canale fuoricasa, sta accelerando un cambiamento culturale: i locali non sono più semplici luoghi di consumo, ma spazi da vivere, attraversare e interpretare nelle più diverse occasioni della giornata.
Si sta estinguendo il bar? Forse si sta solo evolvendo: mentre diminuisce il consumo “funzionale”, cresce il desiderio di esperienze. Le persone cercano spazi capaci di accompagnare momenti eterogenei: lavoro informale, pause lente, incontri, presentazioni, micro-eventi e attività culturali. Secondo il Retail Transformation Report 2025, il 68% degli italiani preferisce locali che offrano più funzioni oltre alla vendita. E il Rapporto On Premise 2025 di CGA by NIQ evidenzia come il fuoricasa registri una diminuzione delle visite (-1,6%) ma un aumento del valore medio per singola uscita, segno che si esce meno, ma si esce meglio. Nasce così una nuova categoria di luoghi ibridi, che si collocano a metà strada tra bar, caffè, concept store, co-working leggero e spazio culturale.
Questo cambio di prospettiva non riguarda solo il mondo del bar, ma tocca l’intero comparto retail. Ad esempio, sempre più boutique, negozi di moda, atelier e librerie stanno evolvendo verso ruoli più fluidi: presentazioni di libri, talk, mini-concerti, esposizioni temporanee o profumiere che diventano piccole gallerie d’arte. La fisicità degli spazi torna ad avere un valore strategico, non come punto vendita ma come punto di relazione. Le persone cercano luoghi in cui fermarsi, incontrarsi, lavorare, scoprire e condividere. Luoghi che offrano atmosfera prima ancora che prodotto. Ciò che porta le persone fuoricasa non è ciò che possono comprare, ma ciò che possono vivere.

Nel settore del food&beverage questa trasformazione è particolarmente evidente. Emergono format capaci di ampliare la tradizionale idea di bar, rendendola più vicina alla sensibilità contemporanea. Un esempio di questa tendenza è Trivè, realtà nata a Torino e oggi presente anche a Milano (in totale 5 locali): non un locale monotematico, ma un all day bar progettato per cambiare pelle nel corso della giornata, accogliendo clienti che spesso non arrivano per un motivo specifico, ma per la possibilità di utilizzare lo spazio secondo la propria esigenza del momento. Trivè non è un caso isolato, ma una rappresentazione concreta di ciò che sta accadendo in molte città italiane. "Non siamo di fronte a una moda passeggera - afferma Ivan Daniele, fondatore di Trivè - L’Italia, che è sempre stata la culla del bar di quartiere e del negozio sotto casa, oggi sta vivendo un’evoluzione che la avvicina alle grandi città europee come Londra, Berlino o Copenaghen".