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Acqua minerale, stile e qualità (organolettica) al ristorante
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Nel canale Horeca, l'acqua minerale è un elemento centrale sia del pasto sia della mise en place con una preferenza per le proposte leggere e le innovazioni in lattina. L'obiettivo dei produttori delle etichette, infatti, è quello di accompagnare le pietanze e incuriorise il consumatore con soluzioni funzionali e flessibili. Anche quando non è seduto al tavolo.
Italia leader nella produzione e consumo di acqua minerale.
D'altronde, con un consumo pro-capite di 248 litri all’anno nel 2023, le acque minerali rappresentano l’alimento più consumato dagli Italiani (per un totale di 14,6 miliardi di litri in un anno). A farla da padrona, secondo i dati dell’ultimo report Acquitalia, redatto in collaborazione con Mineracque, l’associazione delle aziende di acque minerali (oltre 80 che gestiscono circa 130 stabilimenti, imbottigliando 230 marche diverse), sono le acque lisce naturali che coprono il 70% dei consumi. Le frizzanti, invece, si fermano al 16% mentre le effervescenti naturali arrivano al 14%. A livello territoriale, i consumi si dividono quasi equamente fra Nord, Centro e Sud Italia (nessuno supera il 30%). Numeri a cui concorre anche l’acqua al ristorante. Sempre più una scelta che unisce gusto, funzionalità e posizionamento commerciale.
Chiarella, la qualità fedele a se stessa.
Con 55 milioni di bottiglie prodotte, di cui 16 milioni in vetro, e una maggiore richiesta dal comparto Horeca, Acqua Chiarella ha chiuso il 2024 portando a compimento il rebranding avviato quattro anni prima. Dal lancio della bottiglia da 0,70 litri, disegnata da Lorenzo Palmeri, all’introduzione del formato da 0,92 litri che ricorda i tempi delle prime acque minerali industriali, l’azienda ha rinnovato la sua proposta per il fuoricasa mantenendo "una forte attenzione al packaging, al posizionamento, alla storia e ai valori del brand. A causa della crescita degli erogatori e dell’acqua alla spina, ormai l’acqua è data per scontata. Per riuscire a distinguersi, oltre alla qualità intrinseca del prodotto, serve un lavoro di dettaglio che funziona anche all’estero, dove generiamo circa il 10% del fatturato con Germania e Stati Uniti primi clienti", afferma Andrea Vaccani, amministratore di Acqua Chiarella. Un ph neutro, che non va a disturbare l’abbinamento, un sodio fra i più bassi d’Italia e un ottimo bilanciamento di calcio, magnesio e potassio sono le caratteristiche più apprezzate.
L’obiettivo è quello di agganciare la ripresa del settore attesa dall’estate in poi, dopo un inizio 2025 complicato in termini di consumi, che ha premiato quelli fuoricasa. Un ruolo possono giocarlo sicuramente le catene: "Un fenomeno molto interessante e in crescita all’interno di un mercato frammentato come quello italiano. Sicuramente quello che ancora manca è una certa dose di managerialità, ma si sta avviando un processo di industrializzazione della filiera. Generare migliori economie di scala, riducendo gli interlocutori, libera maggiori risorse per lo sviluppo della ristorazione", sottolinea Vaccani. Risorse utili anche a contrastare l’ascesa dell’acqua filtrata nei ristoranti: "In Italia stiamo assistendo alla crescita pericolosa dell’acqua alla spina o al depuratore. Tuttavia, questo non fa altro che allargare la forbice tra chi vive l’acqua come una commodity e chi la vede come espressione di un gusto, di un luogo, di una tradizione", conclude Vaccani.