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Nonostante il mancato sold-out turistico, il travel retail italiano si conferma in salute
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L'estate turistica certifica il recupero del travel retail

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- Travel retail italia - Turismo estate 2023

La stagione estiva dovrebbe portare in Italia oltre 60 milioni di turisti e una spesa di 45,9 miliardi di euro. Compresi gli acquisti nel canale travel retail. Nonostante i numeri al momento non permettano un completo recupero sul 2019 (ultimo anno pre-pandemia), si tratta comunque di un segnale incoraggiante per aeroporti, stazioni e autostrade che si rilanciano come vere e proprio porte d'accesso al Belpaese e confermano il loro ruolo di piattaforma per il food&beverage in generale e il food retail in particolare.

Boom turistico? Non proprio.

Prima di analizzare il canale travel retail, va fatta una precisazione di contesto. Se, a marzo, Demoskopica prevedeva oltre 267 milioni di pernottamenti per l'estate 2023 con una stima di circa 68 milioni di presenze turistiche, ad agosto la realtà ha presentato il conto. Assoturismo, infati, per il mese clou delle vacanze, stima di raggiungere le 82 milioni di presenze turistiche stagionali presso le strutture ricettive italiane: circa 7,6 milioni in più dello scorso luglio ma 800mila in meno rispetto ad agosto 2022. Insomma, nessun boom: nella settimana dall'11 al 16, per esempio, sono "solo" 17 milioni i turisti che hanno prenotato nelle strutture ricettive tricolori, il 60% italiani; niente sold-out. E questo nonostante l'Italia si confermi come la seconda meta (dietro alla Grecia) per quanto riguarda la saturazione delle strutture ricettive sulle piattaforme di prenotazione online (39%, dati ministero del Turismo). Detto diversamente: il nostro Paese rimane una meta ambita, ma più per gli stranieri che per gli italiani,piegati dal caro prezzi. 

Aeroporti, vetrina per il food&beverage Made in Italy. 

In tutto ciò, a raccogliere il bottino maggiore è, senza dubbio, il canale travel retail. A partire dagli aeroporti. Secondo le stime di Enit (Agenzia nazionale del turismo) elaborate a inizio giugno, infatti, negli scali della Penisola transiteranno almeno 1,8 milioni di passeggeri. Di questi, secondo gli ultimi dati disponibili, 702.500 ad agosto (+1,1% rispetto allo stesos mese dello scorso anno). In prevalenza stranieri (84%). Ad accoglierli, un'offerta food&beverage che ha saputo mettersi alle spalle le secche del Covid: "Il business della ristorazione nel travel retail è stato il comparto che ha sofferto meno il contraccolpo della pandemia, complici anche i fenomeni inflattivi e un incremento dei prezzi del 9% a livello europeo. In generale, il travel retail rappresenta un catalizzatore di interesse per operatori e investitori e la pandemia ha rappresentato un acceleratore di alcune dinamiche già in att o", spiega Stefano Gardini, presidente di Atri (Associazione travel retail italia). Non a caso i grandi hub europei stanno registrando dinamiche positive e ormai in pieno recupero per quanto riguarda i flussi in rapporto al 2019. Tendenze che rilanciano anche le stime di crescita per il giro d'affari travel retail aeroportuale a livello globale: +18% da qui al 2030 per un totale di 174 miliardi di dollari. Segno che il consumatore è tornato a spendere, soprattutto nei format che uniscono servizio internazionale e gusto territoriale, Made in Italy: "Una combinazione che funziona, in particolare fra i giovani e gli stranieri alto spendenti alla ricerca di un'esperienza autentica", aggiunge Gardini. In questo senso va letto anche l'ingresso di Italian Signature Wine Academy all'interno dell'associazione di categoria, "segnale di come il travel retail sia ormai diventato la piattaforma di riferimento per la promozione delle eccellenze enogastronomiche tricolori", conclude Gardini.

In autostrada pesano i costi (di gestione). 

Diverso il discorso per chi deciderà di viaggiare su strada, dove il rischio è quello di trovarsi di fronte a una spesa non sempre conveniente. Il motivo? "L'attuale sistema di costi per la ristorazione in autostrada è anacronistico e  non permette a chi opera nelle aree di sosta di essere competitivo. ll paradosso è che l'attuale offerta, per rimanere dentro ai costi di gestione, fra cui per esempio la pulizia dei bagni e il 20% di royalty dovute ai concessionari autostradali, genera disaffezione nel cliente e minore marginalità per l'operatore, peraltro costretto a investire i ricavi per garantire un servizio H24", racconta Cristian Biasoni presidente di Aigrim (Associazione delle imprese di ristorazione multilocaliz-zate). Insomma, dietro al panino a 9 euro un motivo c'è. E il conseguente aumento del valore transato sulla spinta dell'inflazione non nasconde una riduzione fra il 10-15% della penetrazione degli scontrini sul traffico. "Se, in generale, il settore travel è ormai tornato sui livelli prepandemia, questo non vale per l'autostrada», sentenzia Biasoni. L'obiettivo per la stagione in corso, quindi, è quella di puntare sull'attrattività dei format, sempre più dominati dai QSR (Quick service restaurant) piuttosto che dal casual dining o dall'ormai superato free flow o self service. In prospettiva, con il ministero delle Infrastrutture si intende porre rimedio ai bandi (nei prossimi sei anni vanno a scadenza la metà del-le aree di sosta autostradali in Italia) per spostare l'onere di certi costi sul concessionario autostradale così da dare respiro alla marginalità.

Stazioni ferroviarie, destinazioni naturali. 

Rimane il treno, che coniuga viaggio e destinazione. Come succede all'interno del network di Grandi Stazioni Retail, la società che sviluppa l'offerta commerciale all'interno di 14 scali ferroviari. "A dicembre 2022 siamo tornati sui livelli del 2019 in termini di flussi: +5% nel Q4 e +10% sul mese di dicembre precedenti. Il fatturato ha seguito lo stesso trend, con un ramp up importante nel secondo semestre e un risultato lontano solo del 10% anno su anno rispetto al periodo prepandemia", ammette Sebastien De Rose, chief operating officer. A trainare il recupero è senza dubbio la ristorazione: la prima tappa per il 75% di chi si dirige in stazione. Quota che ha giustificato ampiamente gli investimenti fatti negli ultimi tre anni: le food hall di Napoli e Torino, l'apertura di Mercato Centrale a Milano e la ricommercializzazione di Terrazza Termini (che ha chiuso il 2022 a un +45% di giro d'affari rispetto al 2022). Progetti che hanno subito riscosso il favore del pubblico: "Abbiamo cercato di differenziare la nostra offerta, rispondendo con la qualità alle sollecitazioni del mercato alla ricerca di fast food, cucina etnica, caffetterie e cocktail bar, ecc. Ormai, il cliente non entra più in un locale solo per prendere un caffè, ma perché c'è una proposta di livello, in un ambiente curato, con un servizio rapido e puntuale. Un grande
passaggio di fronte al negozio non è più garanzia di redditività", sottolinea De Rose.

di Nicola Grolla

L'articolo è tratto da RMM 2 (giugno 2023), disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine-2-giugno-2023.html

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