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Per Confimprese-Jakala, con aprile la ristorazione recupera a un -1,5% di consumi da inizio anno rispetto ai primi 4 mesi del 2024
Per Confimprese-Jakala, con aprile la ristorazione recupera a un -1,5% di consumi da inizio anno rispetto ai primi 4 mesi del 2024
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Confimprese-Jakala, ad aprile solo la ristorazione si salva: +1,1%

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- Confimprese-Jakala Osservatorio aprile - Confimprese ristorazione - Confimprese consumi aprile 2025

Fra le vendite al dettaglio, solo il fuoricasa registra un aprile positivo in termini di consumi nell'analisi svolta dall'Osservatorio di Confimprese-Jakala. Se il mese pasquale risulta, purtroppo, in linea con i dati del primo trimestre, fermandosi a un pesante -4,1% a valore rispetto allo stesso mese del 2024, è la ristorazione a recuperare slancio (anche grazie al susseguirsi di ponti e festività che hanno caratterizzato la fine del mese di aprile): +1,1% a valore. 

  

La fotografia di aprile di Confimprese-Jakala. 

La flessione di aprile messa in evidenza dallo studio dell'associazione di categoria arriva dopo il -4,2% del primo trimestre, segnale che perdurano le incertezze sul futuro da parte dei consumatori, i quali stringono il cordone della borsa e si orientano su tempo libero e svaghi a discapito dei beni durevoli. Scatta quindi l'allarme per abbigliamento-accessori che chiude a -9,3% e altro retail a -2,4%. I canali di vendita segnalano le medesime flessioni: male centri commerciali a -6% e high street a -4,2%, segno di un sostanziale cambiamento delle abitudini di consumo degli italiani. I negozi di prossimità confermano gli andamenti negativi dei mesi precedenti a -3,8%. Nelle aree geografiche si segnala il trend fortemente negativo del Sud, l’area maggiormente interessata dalla frenata dei consumi, a -6,1%. In peggioramento Nord-Ovest a -4,3% e Nord-Est a -2,7%. Chiude il Centro a -2,4%. Nelle regioni Toscana è l’unica in parità, Puglia la peggiore a -8,7%.

La ristorazione recupera da inizio anno: -1,5% di valore rispetto al 2024. 

Quanto al raffronto gennaio-aprile 2025 rispetto allo stesso periodo 2024. Nei primi 4 mesi dell’anno i consumi rimangono fermi al -3% con abbigliamento-accessori al -3,1%, la ristorazione al -1,5% e altro retail al -5,7%. "I consumi non sono mai andati così male - ha sottolineato Mario Resca, presidente Confimprese - se non nel post-Covid e questo ci deve fare riflettere sulle conseguenze che la frenata dei consumi può avere sull’intero comparto retail. L’aumento dell'incertezza ha provocato rinvio di investimenti, riflessione sui consumi, perdita di valore del dollaro e aumento dei tassi dei bond Usa. Il peggio deve ancora arrivare: l’aumento dell'inflazione in America, causato dagli effetti diretti e indiretti dei dazi. Walmart ha appena annunciato un diffuso aumento dei listini. Tutto ciò si si riflette sulla catena del valore e sui consumatori italiani i cui stipendi sono fermi da almeno 20 anni, mentre in Francia nello stesso periodo sono cresciuti del 25% e in Germania del 20%. Rispetto alla crisi economica del 2008, poi, gli stipendi in Italia sono oggi persino più bassi dell’8,7% in termini reali, cioè al netto dell’inflazione: significa che le persone possono fare o comprare meno cose con i soldi che guadagnano".

Pasqua non è stata la svolta che si attendeva.

Di fatto, il mese di aprile conferma come siano state disattese le aspettative su un eventuale effetto Pasqua sui consumi (eccetto per la ristorazione), ma "a livello totale mercato la debolezza dei consumi è senz’altro da imputarsi al ridotto potere di spesa delle famiglie e alla mancanza di prospettive per una ripresa dell'economia in relazione all’incertezza che grava sul quadro geopolitico internazionale. Le mutevoli condizioni meteorologiche e il lungo ponte di aprile non bastano a giustificare la brusca frenata registrata in particolare dal settore abbigliamento. Il mese di maggio, scevro da effetti calendario, ci dirà quali prospettive reali per l’anno in corso, ma il trend attuale non fa presagire nulla di incoraggiante, le aziende dovranno agire sulla leva della convenienza per sostenere quanto più possibile la top line e al tempo stesso attivare importanti azioni di controllo dei costi", ha concluso Mario Maiocchi, direttore centro studi Confimprese.

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